mercoledì 6 maggio 2009

Dal Coordinamento NO INC di Albano.

Riceviamo dal Coordinamento Contro l'Inceneritore di Albano e pubblichiamo.

Respingiamo ogni forma di provocazione e di criminalizzazione delle lotte sociali!

Nella giornata di ieri, 5 Maggio, un membro del Coordinamento contro l’Inceneritore di Albano ha subito la perquisizione personale, della propria abitazione e della propria auto da parte delle forze dell’ordine alla ricerca di armi ed esplosivo, inchiesta avviata dalla procura di Latina in merito alle manifestazioni svolte ad Aprilia contro la costruente centrale Turbogas. Nei giorni scorsi era stata comunicata, tramite le forze dell’ordine del commissariato di Albano, la stessa notifica ad un altro compagno del Coordinamento.

Accuse che tentano di crinare i rapporti di solidarietà politica e militante tra tutte le vertenze territoriali (No Turbogas, No Fly, No Inceneritori), che si battono univocamente contro gli sperperi di denaro pubblico e le devastazioni ambientali che i più grossi sciacalli dell’imprenditoria, appoggiati e foraggiati dalle lobby politiche, stanno tentando di fare contro il territorio e la salute dei cittadini.

Oggi quando ormai è evidente a tutti che l’illegalità sta dalla parte di chi come Marrazzo impone la scelta del gassificatore, nonostante i pareri contrari degli enti locali e della Asl locale, nonostante una valutazione di impatto ambientale negativa e nonostante lo scandalo della gestione dei rifiuti esplosa nel Lazio (come la vicenda di Colleferro insegna con l’arresto di ben 13 dirigenti).

Il continuo crescere delle mobilitazioni popolari, da Aprilia ad Albano, da Colleferro a tutta la valle del Sacco sono il sintomo di una “malattia” che va crescendo ogni giorno di più e che va “debellata” a suon di intimidazioni e denunce.

Il Coordinamento Contro l’Inceneritore di Albano, nell’esprimere la propria solidarietà incondizionata al compagno che ha subito la perquisizione respinge allo stesso tempo ogni forma di provocazione ribadendo che nessuno può intimidire e criminalizzare le vertenze che hanno visto da sempre una vasta partecipazione popolare e pacifica in assemblee e manifestazioni.