giovedì 31 gennaio 2008

Linee guida per un Piano Regionale della raccolta differenziata - Bacino dei Colli Albani

Clicca qui per scaricare il dossier.

martedì 29 gennaio 2008

Solidarietà a Paolo Vernini

“Esprimiamo la più salda solidarietà e vicinanza a Paolo Vernini, il compagno di Action, aggredito a Roma domenica scorsa da un gruppuscolo di neofascisti mentre era a lavoro a Termini”. È quanto dichiara in una nota Andrea Tupac Mollica, Coordinatore dei Verdi dei Castelli Romani.

“Paolo è uno di noi. - spiega Mollica - Le sue battaglie per il diritto alla casa e per la dignità delle condizioni materiali di vita della gente sono le nostre battaglie. La vergognosa aggressione di cui è stato vittima ferisce e atterrisce tutte e tutti noi”.

“Restiamo allibiti – prosegue il Coordinatore dei Verdi castellani – per la recrudescenza della violenza a sfondo politico che sta attraversando Roma e provincia in questi ultimi tempi. Stride il silenzio pressoché totale della politica di fronte ad accadimenti di questo genere, che si stanno ripetendo con frequenza oramai allarmante. È necessario un intervento forte ed immediato da parte delle istituzioni preposte per individuare gli autori dell’aggressione ed inchiodarli alle loro responsabilità”.

“Tutte le compagne e i compagni Verdi dei Castelli Romani - conclude Mollica - si stringono in un forte abbraccio a Paolo e a tutta la sua famiglia.”

mercoledì 23 gennaio 2008

Lettera aperta a Piero Marrazzo

Egregio Presidente Marrazzo,

a seguito dell’incessante rincorrersi di notizie sulla presunta installazione di un impianto per l’incenerimento dei rifiuti sul quadrante sud dei Castelli Romani, sentitamente nel comune di Albano Laziale, vorremmo chiederLe di prendere definitivamente una posizione chiara.
Molti dei sottoscrittori della presente sono stati Suoi elettori; alcuni di noi sono impegnati sul territorio dei Castelli Romani a svolgere attività politica all’interno di formazioni che nel governo della Regione appoggiano la Sua Giunta e che oggi si trovano in grave imbarazzo nel giustificare il Suo operato alla cittadinanza che, alle ultime elezioni, ha scelto Lei come presidente della Regione Lazio.
Siamo assolutamente convinti dell’assurdità del progetto presentato dalla Pontina Ambiente per la realizzazione dell’inceneritore, e riteniamo impensabile che gli interessi privati vengano anteposti alla salute dei cittadini ed alla tutela del territorio.
Albano Laziale vive una situazioni di degrado, dovuto alla presenza, non ulteriormente tollerabile, di una discarica in funzione e per la quale è stata recentemente autorizzata l’apertura di un ulteriore invaso: il settimo. L’incapacità gestionale ed organizzativa della attuale Amministrazione Comunale di Albano, unita alla evidentissima pressione dei poteri economici stanno progressivamente distruggendo un territorio che, invece, ha la sua vera ricchezza nel patrimonio storico, ambientale e culturale.
Senza voler, in questa sede, entrare nel merito del suo Piano dei Rifiuti riteniamo nondimeno assurdo poter anche solo pensare di realizzare un impianto di quella natura su un’area densamente urbanizzata ed abitata e che vive da anni una continua e gravissima emergenza idrica. La presenza di pozzi di emungimento con portate compatibili con quelle descritte nel progetto di Pontina Ambiente, comprometterebbero definitivamente un equilibrio di falda già palesemente in passivo, aumentando ulteriormente le concentrazioni di arsenico, manganese e fluoro nell’acqua.
Le confermiamo che siamo in possesso di tutti i dati scientifici che dimostrano che la tecnologia dell’incenerimento è obsoleta, inquinante e pericolosa per i territori e la cittadinanza residente e che sinora tanta, troppa, disinformazione è stata fatta sull’argomento, anche da parte di cosiddetti “esperti” che, è del tutto evidente, non hanno approfondito a sufficienza l’argomento. Lo ribadiamo: siamo dell’avviso che la scelta strategica di gestire il problema dei rifiuti mediante il ricorso all’incenerimento sia una scelta perdente, legata ad una visione folle del concetto di sviluppo, antieconomica, antiecologica e dannosa per la salute pubblica.
Riteniamo che l’idea di voler ulteriormente aggravare l’area dei Castelli Romani, già ferita dalla presenza degli impianti di Colleferro (cementificio ed inceneritore), dalla Turbogas ad Aprilia, dalla vicinanza ad una Capitale che sempre più spesso tende a scaricare i suoi problemi di metropoli ai confini con le nostre terre, con la realizzazione di un impianto di incenerimento ad Albano Laziale possa spalancare le porte ad un disastro ecologico di enormi proporzioni.
Inoltre, come Lei ha recentemente affermato, ogni area territoriale deve puntare alla autosufficienza per quanto riguarda il ciclo dei rifiuti. Ora, secondo il Piano Emergenziale da Lei presentato, i Castelli Romani, che producono circa 80.000 tonnellate annua di CDR, già sono più che autosufficienti con l’inceneritore di Colleferro, che dispone di una potenzialità di trattamento di circa 200.000 tonnellate annue. Il nostro territorio, come vede, sta pagando un duro prezzo alla logica dell’incenerimento dei rifiuti: già oggi i Castelli Romani bruciano CDR prodotto altrove. È assolutamente insostenibile che il nostro territorio, qualora venisse realizzato l’impianto di Albano, possa candidarsi a bruciare qualcosa come 500.000 tonnellate annue di rifiuti. Non siamo, non vogliamo essere l’inceneritore del Lazio.
Ed oltre a ciò è di cruciale importanza considerare la vicinanza di questo impianto al nascente Policlinico dei Castelli Romani, che sorgerà ad una distanza di meno di 5 Km dal sito dell’inceneritore: ci chiediamo e Le chiediamo a quale assurda logica di pianificazione territoriale risponda tutto ciò.
Riteniamo che, se si vuole realmente scongiurare il verificarsi di situazioni analoghe a quelle che stanno affliggendo la Regione Campania, i Comuni dei Castelli Romani che non hanno ancora attivato i percorsi di raccolta differenziata, debbano essere fortemente sollecitati a farlo, attraverso l’utilizzo di tutti gli strumenti disponibili, ivi compreso il commissariamento degli stessi, così come previsto dalla vigente legge.
Siamo infine convinti che la norma della nuova Finanziaria Nazionale che ha di fatto sancito l’eliminazione della vergogna dei CIP6 non possa essere aggirata (non lo può consentire Lei, Sig. Presidente) attraverso alchimie giuridiche e “inciuci” con potentati economici e amministratori compiacenti.
Sicuri della Sua cortese e continua disponibilità al dialogo con la cittadinanza residente, disponibilità che non ha mancato di dimostrare in molteplici occasioni, La invitiamo a partecipare alla assemblea pubblica che abbiamo indetto per il giorno 02 febbraio 2008, presso la Sala Consiliare del Comune di Albano, alle ore 16:00.

Primi Firmatari:
Andrea Tupac Mollica, Coordinatore Verdi Castelli Romani
Claudio Fiorani, Consigliere nazionale Verdi per la pace
Fabio Papa, resp. WWF Castelli Romani
Gino Del Ferraro, Greenpeace Castelli Romani
Flavia Orlandi, Greenpeace Castelli Romani
Mario Rapisardi Consigliere comunale Partito Rifondazione Comunista Albano Laziale
Emiliano Viti - Sinistra Critica Castelli/Valle del Sacco
Nabil Cassabgi, Consigliere Comunale Albano, medico di base
Maurizio Fugnanesi Segretario PdCI sez. Severino Spaccatrosi Albano Laziale
Bruno De Angelis Coordinatore circolo Ilaria Alpi Verdi Albano Laziale
Angelo Andolfi Segreteria Comunisti Italiani Albano e Dirigente Territoriale F.P.CGIL
Giancarlo Trombetta, Vice Presidente Parco Regionale Castelli Romani.
Fabrizio Agostinelli, Consigliere Federazione Provinciale Verdi per la Pace
Assemblea Collettivo Centro Sociale 'I po' Marino
Co.Bas Scuola Castelli Romani
Associazione Culturale Terra e Libertà
Antonio Romanelli, Medico
Andrea Galluzzi, Greenpeace Castelli Romani
Paolino Marmo, Capogruppo VERDI Città Futura Ariccia, medico di base
Mauro Toppi consigliere circoscrizionale Pavona
Pino Proietti Sinistra Critica Castelli/Valle del Sacco, forum Ambientalista Valle del Sacco
Lionello Ceniccola, Portavoce VERDI Genzano
Alessandro Ciuffa capo scout AGESCI, R.S.U. CGIL funz. Pubblica
Giulia Haredia Sinistra Critica Castelli/Valle del Sacco
Marcello Scarponi, Coordinamento Verdi Castelli Romani
Giancarlo Salustri segreteria circolo Ilaria Alpi Verdi Albano
Andrea Vanni, Segretario Sez. giovanile VERDI Albano
Mauro Dell'Unto Segretario FGCI Albano Laziale
Roberto Salustri Ecoistituto
Domenico Palermo, impiegato
Leonardo Casale cittadino
Alessandro Bollino Segreteria circolo Ilaria Alpi, Verdi Albano
Roberto Pirani, Esperto in gestione e riduzione di materiali post consumo
Stefano Gallo, Greenpeace Castelli Romani
Antonio La Rovere, pensionato
Alessia Morici, Presidente Ass. Cult. La Foresta di Piume
Angela Caso, cittadino
Barbara Frittella, Presidente Ass. Cult. La Farnia
Claudio Capulli, cittadino
Sara Calicchia, cittadino
Ivan Cerrato, cittadino
Paola Colaiacomo, cittadino
Dante Mollica, cittadino
Alfredo Mollica, cittadino.
Leandro Mollica, cittadino
Stefano Dionisi, cittadino
Carla Centioni, cittadino
Giovanni Mignacca, Verdi Città Futura Ariccia
Stefano Bernardini, Verdi Città Futura Ariccia
Marcello Morrone, Verdi Città Futura Ariccia

giovedì 17 gennaio 2008

Inceneritore: un'opera inutile e dannosa

Il nostro territorio non ha bisogno di alcun inceneritore.
Non ne ha bisogno la nostra Regione.
Gli inceneritori possono bruciare solo una quota irrisoria del rifiuto, quella dotata di sufficiente potere calorifero, che non è superiore al 15% del totale prodotto.
Ciò vuol dire che, in assenza di adeguti cicli di recupero e riciclo, l'85% dei rifiuti è comunque destinato alla discarica, indipendentemente dal numero di inceneritori presenti!
Gli inceneritori sono un affare redditizio per chi li costruisce e li gestisce, ma non per i cittadini.
I cittadini, infatti, pagani l'immondizia due volte: la prima volta con la tassazione diretta (TIA o TARSU, in quei Comuni che ancora non hanno adottato le disposizioni del Decreto Ronchi), la seconda volta sottoforma di aggravi sulla bolletta elettrica. Questa tassa aggiuntiva (ben 30 miliardi di euro, solo dal 1991 al 2003) finisce nelle tasche dei gestori degli inceneritori sottoforma di contributo pubblico (la delibera/truffa CIP6), che rende assai redditizia un'attività che altrimenti sarebbe svantaggiosa tanto sotto il profilo economico che sotto quello energetico. Basti pensare che la sola energia impiegata per conferire i rifiuti all'inceneritore (carburante per i camion, energia elettrica ecc...) è superiore a quella prodota bruciando i rifiuti!
Gli inceneritori sono impianti obsoleti e pericolosi per i territori e per la popolazione. Un inceneritore, di fatto, serve solo a trasformare rifiuti normali in rifiuti tossici. Non elimina il problema delle discariche ma, anzi, richiede il ricorso a discariche speciali. Un inceneritore produce (dati ufficiali della Corte dei Conti della Repubblica Italiana):

  1. ceneri: che rappresentano circa un terzo dei rifiuti trattati
  2. fumi: contenenti ceneri volatili e gas prodotti dal processo di combustione
  3. acqua inquinata: proveniente dal processo di combustione
  4. fanghi tossici: prodotti dalla depurazione delle acque di processo
  5. carboni attivi: provenienti dai filtri esausti dei fumi
  6. altri materiali inerti: che comunque devono essere conferiti a discarica

Inoltre, un inceneritore consumerebbe una quantità incredibile di acqua, che preleverebbe dalla nostre falde idriche, già gravemente provate. Basta vedere la tragica situazione del Lago Albano di Castel Gandolfo per rendersene conto!

Tutte queste sostanze vanno ad inquinare l'ambiente e pongono a gravissimo rischio la salute dei residenti in un'area di 40 Km dall'impianto, così come anche recentemente testimoniato dalla tragedia di Terni, dove la magistratura ha posto sotto sequestro l'inceneritore e disposto un'accurata serie di controlli medici per gli operai e la popolazione residente.

Senza contare che a soli 5 Km da questo impianto sorgerà il Policlinico dei Castelli Romani!

MA SIAMO PAZZI???

Andrea Tupac Mollica

Coordinatore VERDI Castelli Romani

martedì 15 gennaio 2008

A Terni chiude l'inceneritore killer



TERNI - Indicano l'inceneritore come un animale da cui guardarsi, accucciato in una conca dove l'aria stagna anche nei giorni di tramontana, in via Ratini, un budello sterrato tra le ciminiere e i silos della zona industriale del Sabbione. E lo fanno a maggior ragione ora, che l'animale tace della sua rugginosa ferraglia. Che i suoi due camini non esalano più bave di fumo. Un nastro bianco e rosso e una macchina del corpo forestale dello Stato tengono lontani i curiosi (che non ci sono) e gli operai, che qui non metteranno più piede. A lungo. Affissi al cancello di ingresso, due fogli dattiloscritti dell'Agenzia Speciale Multiservizi (Asm) datati 14 gennaio avvisano "il personale degli impianti di termovalorizzazione, selezione e trasferenza che, per cause di forza maggiore, gli stessi non sono accessibili e pertanto tutto il personale è posto provvisoriamente in libertà fino a nuova disposizione". Comunicano che 32 operai, entro le prossime 48 ore, "dovranno recarsi presso lo studio medico del dottor Barconi, in via Pacinotti, per sottoporsi ad esame radiologico". La città già sa dal primo mattino. La Procura della Repubblica ha disposto il sequestro dell'impianto con un provvedimento che racconta una storia lugubre, un "disastro ambientale" nella civile, ordinata e pulita Umbria. Che vale nove informazioni di garanzia e accusa il sindaco di una giunta di centro-sinistra eletta al secondo mandato con il 70 per cento dei suffragi di aver avvelenato la propria gente. L'aria che respira, la terra che calpesta, il fiume di cui va fiera, il Nera. Vecchio di trentadue anni, l'inceneritore ha ruminato e bruciato sino al dicembre scorso (quando ne era stato disposto dal comune un fermo temporaneo per lavori di manutenzione straordinaria) oltre il 50 per cento dei rifiuti urbani della città e della sua intera provincia producendo, sin quando è economicamente convenuto, energia elettrica (5 megawatt l'ora). Ma in uno scambio diabolico, a leggere le sette pagine con cui il pubblico ministero Elisabetta Massini avvisa gli indagati dello scempio di cui li ritiene responsabili.
Perché la pulizia della città ne avrebbe significato di fatto la lenta e silenziosa intossicazione. A cominciare dal 2003 e fino a qualche settimana fa. I liquami dell'inceneritore - scrive il magistrato - venivano scaricati nel Nera in disprezzo dei limiti di concentrazione fissati dalla legge per il mercurio, per i residui dei cosiddetti metalli pesanti (selenio, cadmio, cromo totale, nichel, piombo, manganese, rame, zinco). E i responsabili dell'Asm (la municipalizzata che controlla l'impianto) ne sarebbero stati a tal punto consapevoli da tentare di "diluirli" nel tempo "aggiungendo acque di raffreddamento provenienti dalle torri dell'impianto". I forni bruciavano senza autorizzazione, anche ciò che non avrebbero potuto - si legge ancora - lasciando che le ciminiere alitassero nell'aria "acido cloridrico" e "diossine", liberate da una "combustione" tenuta al disotto dei limiti (850 gradi) e dissimulata da false attestazioni dei cicli di lavorazione. Ancora: avrebbero bruciato anche rifiuti radioattivi. Come dimostrerebbero cinque "incidenti" registrati lo scorso anno. Il 16 marzo 2007 - scrive il pubblico ministero - viene dato ingresso nell'impianto a legno e carta provenienti da Monza e risultati radioattivi. Il 27 giugno, una nuova "positività". Anche se questa volta i rifiuti sono ospedalieri. Arrivano da dietro l'angolo. Dal "Santa Maria di Terni". E non sembra un'eccezione. Perché il 4, il 9 e il 24 ottobre sono ancora "rifiuti sanitari" a far muovere gli aghi dei rilevatori di radiazioni. Va da sé - accusa il pubblico ministero - che agli operai che lavorano nella pancia dell'inceneritore venga taciuto in quale crogiolo di veleni siano immersi. A quale sorgente cancerogena siano esposti, "nonostante, già nel 2002, uno studio commissionato dalla stessa Asm avesse accertato come ragionevolmente prevedibile il rischio di contaminazione". Nell'impianto nessuno sembra preoccuparsene. Peggio: nel reparto di "trasferenza", dove i rifiuti vengono separati e compattati, i filtri sono a tal punto ostruiti che "gli operai, per poter respirare, sono costretti a tenere aperte porte e finestre dei locali, provocando continue immissioni nell'aria di polveri nocive, da carta, nylon e altri rifiuti leggeri". Paolo Raffaelli, il sindaco, parla con un nodo alla gola. Alle tre del pomeriggio, di fronte al magnifico palazzo Spada, la casa municipale, attraversando una piazza che brilla come uno specchio, c'è chi lo ferma e lo abbraccia scoppiando in lacrime. È stato nel Pci e nei Ds. Sarà nel Partito democratico. È stato fino al '99 parlamentare. È un uomo intelligente e non gli sfugge cosa significhi l'avviso di garanzia che ha ricevuto qualche ora prima insieme all'intero vertice della municipalizzata che gestisce l'inceneritore (il presidente dell'Asm Giacomo Porrazzini, anche lui ex parlamentare europeo dei Ds; i consiglieri di amministrazione Stefano Tirinzi, Antonio Iannotti, Attilio Amadio, Francesco Olivieri; il direttore generale Moreno Onori; i delegati per i servizi di igiene e prevenzione Giovanni Di Fabrizio e Mauro Latini). Dice: "Stavo già passando settimane umanamente terribili per la Thyssen, che qui ha il suo stabilimento madre. E non sarei sincero se ora sostenessi che sui rifiuti sono tranquillo perché nel merito di questa vicenda ritengo che, nel tempo, siano state fornite alla magistratura tutte le controdeduzioni tecniche necessarie a far cadere gli addebiti gravi e direi pure infamanti che ci vengono mossi. La verità è che questo sequestro non solo sporca la mia immagine politica, ma fa riprecipitare in tutto il Paese e nella sinistra la discussione sullo smaltimento dei rifiuti a un'antica e improduttiva guerra di religione: "inceneritore si", "inceneritore no". A Napoli, Bassolino e la Iervolino sono stati "impiccati" per non averlo ancora costruito. Io, da tempo, vengo "impiccato" dalla destra e da settori dell'ambientalismo per averlo fatto funzionare in un quadro integrato di raccolta differenziata, termovalorizzazione, uso delle discariche, sviluppo di nuove tecniche di bioriduzione. Una cosa sola è certa. Questo sequestro non riuscirà a sporcare la città, anche perché, sensibilizzata dal prefetto, la magistratura ha compreso che per evitare che Terni sia sommersa di rifiuti nel giro di quattro giorni, almeno i reparti di raccolta dei rifiuti dell'impianto possano continuare a funzionare come snodo di smistamento". A un costo, però. Che apre un nuovo capitolo dell'emergenza trecento chilometri a nord della linea del Garigliano. Da questa mattina, tutti i rifiuti urbani di Terni e della sua provincia saranno avviati "tal quali" (così si definisce in gergo l'immondizia non separata) nelle "crete" di Orvieto, la discarica che, sino ad oggi, ha raccolto solo il 20 per cento degli scarichi del ternano. Il cielo umbro respira. La sua terra comincia a gonfiarsi. Al veleno non sembra esserci rimedio. Neppure qui. Tra ulivi e colline smeraldo che il mondo ci invidia.

martedì 8 gennaio 2008

La Corte dei Conti sugli inceneritori e le stagioni Commissariali


In data 14/05/2007 la Sezione Centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato della Corte dei Conti, a firma dei Magistrati Antonio Mezzera e Renzo Liberati, ha prodotto un fondamentale documento che fa il punto - con dati ufficiali - di una lunga indagine condotta dalla Corte medesima sulla questione dell'incenerimento dei fifiuti, sul meccanismo truffaldino del CIP6 (il contributo pubblico all'energia prodotta da incenerimento dei rifiuti, e sui disastri causati dalla gestione commissariale dei rifiuti nelle Regioni.

Si tratta di un lavoro meticoloso e del massimo interesse, che fa piena luce e chiarezza sulla impressionante catena di inefficienze e irregolarità che sono alla base del processo di incenerimento dei rifiuti e di decisioni commissariali che esautorano le comunità locali dai processi decisionali.