Ci risiamo!! Nuovo attacco a Parco Chigi
Il Parco Chigi di Ariccia, il cui grande pregio storico-ambientale è stato
ripetutamente “usato” e sbandierato da tutte le amministrazioni comunali degli
ultimi 18 anni ogni qual volta conveniente ai propri scopi, in questi giorni
viene ancora una volta sottoposto alle attenzioni sconsiderate e nocive di
qualche mente “svergognata”… che crede di disporre di una specie di giardinetto
pubblico nel quale allestire tristi spettacolini, forzosamente allietati da
animali inconsapevoli. Sbandierare il Parco, sinora, è servito a gettare, negli
occhi dei cittadini e degli agognati turisti, quel fumo di cui Ariccia, da
qualche anno, è invasa… pur se l’arrosto, ad oggi, è principalmente quello della
Porchetta… ma quando il Parco Chigi sarà raso al suolo ed il fumo
automaticamente si dissolverà, allora i cittadini potranno ammirare quanto era
grande l’amore per questo piccolo ma grande bosco da parte dei vari
amministratori pubblici e delle altre mezze-figure che gravitavano ostinatamente
intorno al Parco a vario titolo e con diverse mire.
Perché questo allarme?
Perché nel Parco Chigi sono stati nuovamente introdotti i Daini, contro ogni logica, contro evidenza, contro ogni decenza, contro la normativa vigente e, ancora più grave, contro ogni pubblica utilità… anzi a danno della stessa! Sia chiaro che, nella storia in questione, i Daini sono soltanto vittime agli occhi di chi scrive, al pari del Parco Chigi.
Allo scopo di capire meglio, facciamo un breve passo indietro, ricapitolando sinteticamente quanto avvenuto dal 1989 a poche settimane fa:
pochi Daini vennero ufficialmente introdotti dall’amministrazione comunale di Ariccia all’indomani dell’acquisizione del Parco Chigi, per rinverdire una tradizione nobile ormai desueta ma, evidentemente, ancora utile come pretesto. La memoria di questo evento è sicuramente serbata tra i ricordi dell’attuale Sindaco, allora promotore della decisione (praticamente l’unica riservata a Parco Chigi) e, oggi, ancora fiero della stessa…
Inconsapevolmente, in pochi anni, quei Daini ed i loro molti e frequenti figli distrussero ogni traccia di sottobosco arbustivo ed erbaceo (viburno, corniolo, edera, orchidee spontanee, ecc.) e di rinnovamento degli alberi, come ampiamente prevedibile viste le dimensioni limitate dell’area e la cinta muraria che la rende invalicabile. Infatti, i Daini, alla stregua delle capre, si adattano ad ogni forma di cibo vegetale (anche cortecce e giovani rami), soprattutto se sono rinchiusi in un’area recintata, quindi senza possibilità di scegliere l’alimentazione preferita.
Nel frattempo le amministrazioni si avvicendavano, simili tra loro per certi aspetti… ma del Parco Chigi e dei suoi mali nessuno si curava con sincere intenzioni, salvo tornare a sbandierarlo come vessillo di un’Ariccia da svendere come mèta di un turismo di bassa, bassissima qualità. In seguito, dopo vari eventi poco chiari agli occhi dell’opinione pubblica ma probabilmente molto loschi, i quasi 100 Daini vennero, dapprima, reclusi in una recinzione metallica appositamente innalzata e controllata da sentinelle“zoofile” di grande fede; poi, gradualmente, i Daini vennero “eliminati” dal Parco Chigi… sollevando molto pubblico clamore.
Non contente, altre (… o forse le stesse o forse soltanto simili…) volontà decisero che era ora di provare, oltre ai Daini… e al Tasso e all’Istrice… anche i Cinghiali. Così, a causa del naturale “grufolare” degli inconsci Cinghiale, si accumularono altri danni al suolo, alle radici, agli alberi secolari, all’ecosistema del Parco Chigi; si accentuarono i solchi nel terreno (attualmente profondi oltre un metro). Venne asportato, dalle acque correnti ormai senza freno, quasi tutto lo strato fertile del terreno, causando, inoltre, il crollo di decine di alberi di grande valore ambientale, la distruzione di habitat insostituibili per Ghiri, Picchi, Scoiattoli, Upupe, Insetti ed altre forme, meno note ma ugualmente degne, di vita animale.
Questi gravi danni sono stati segnalati in varie occasioni, sia da esperti del settore “liberi”, sia da esperti incaricati dallo stesso comune di Ariccia! Trattò, per primo, dei potenziali rischi per la vegetazione derivanti dall’introduzione incontrollata di animali, il Botanico locale P. Bassani, ma anche il Forestale E. Rovelli ed altri, anche recentemente. Pertanto, lo scempio ambientale è stato ben conosciuto dalle Amministrazioni, pur se taciuto ai cittadini di Ariccia, ai quali si è preferito presentare il Parco come un luogo (falsamente descritto come ancora intatto) di svago, uno zoo all’aria aperta… e basta! Non anche come l’ultimo, e ormai morente, bosco misto originario dei Castelli Romani, rifugio per animali stanziali e serbatoio per eventuali reintroduzioni di piante autoctone in quei luoghi (molti, per la verità) martoriati nei Castelli Romani; o come produttore di ossigeno e patrimonio paesaggistico e naturalistico. La verità venne ripetutamente nascosta da tutti, di ogni colore politico e senza vergogna.
Inoltre, queste ottuse menti ignorano (o forse preferiscono non tenerne conto?) che il Daino non è un animale peculiare dell’Italia e che, addirittura, viene considerato dagli esperti un potenziale pericolo per le specie autoctone, come il Cervo ed il Capriolo… al punto che si consiglia la sua eradicazione dalle aree dove sia presente (fonti del Ministero dell’Ambiente e dell’Istit. Naz. Fauna Selvatica).
Successivamente, la richiesta di “aiuto” al Parco dei Castelli Romani da parte dell’amministrazione ariccina e la conseguente rimozione dei Cinghiali… particolarmente laboriosa e difficoltosa a causa di curiosi eventi, degni del miglior Houdini… il mago delle sparizioni e delle misteriose evasioni dalle gabbie. Così, per poche settimane, la vegetazione del Parco tornò libera, o quasi, di provare a rigenerarsi e di “turare” le gravissime falle prodotte dall’azione dell’uomo… ma per poco tempo!!!
Infatti, tornando ai giorni nostri, altri Daini, introdotti da altre o dalle solite (?) lungimiranti menti, stanno per trasformarsi in strumento innocente di una nuova replica, aggravando il disastro ambientale già conosciuto ed appena sommariamente descritto!
La differenza, stavolta, è che nulla più potrà fermare la totale degradazione del Parco Chigi se questi Daini, e i loro molti discendenti, rimarranno a lungo al suo interno.
Come potrà, infatti, resistere in futuro se cadranno tutti gli alberi secolari? Se tutti i giovani alberi saranno mangiati dai Daini? Se l’acqua non avrà più alcun tipo di controllo naturale ma sarà libera di acquistare velocità travolgendo ogni cosa e scalzando sempre di più le radici? Se il suolo, di conseguenza, sarà reso sempre più sottile e sempre meno fertile? Non serve alcun tipo di preparazione scientifica ma soltanto un poco di buon senso per rispondere che: non potrà! Sarà cancellato in qualche anno, con ritmo accelerato, e per ricostituirlo come era non saranno sufficienti poche decine di anni ma tempi misurabili in secoli…. tanto impiega, infatti, un albero di 4 metri di circonferenza, alto 20 o 30 metri, a divenire tale oppure un bosco a divenire “maturo” partendo da una sterile pietraia. Queste righe non sono improntate al catastrofismo, sia chiaro, ma all’analisi scientifica della incontestabile realtà in previsione futura. Cosa mai cercheranno di sbandierare allora i nostri politici come emblema di un’Ariccia bella e verde?
Fermare questa calamità “artificiale” è d’obbligo!… e, soprattutto, cercare di smascherare i responsabili, ignoranti rispetto alla gestione delle aree naturalisticamente rilevanti, incapaci di perseguire il bene pubblico, ciechi e sordi di fronte alla gravità dell’evidente realtà! Evitare che gli alberi continuino a cadere, ormai privi di sostentamento, è necessario; impedire che altri animali inermi, attualmente i Daini, vengano fatti bersaglio di una gestione irrispettosa oppure, peggio, di “attenzioni” illecite da parte di “ignoti” bracconieri, è urgente.
Al termine di questo articolo-appello-denuncia, una breve nota: il Parco Chigi si trova all’interno del Parco Regionale dei Castelli Romani; si auspica, proprio per questo motivo, che tale Ente territoriale si adoperi per esercitare il suo potere, si mobiliti per documentare eventuali azioni illegali e per contribuire al perseguimento dei responsabili, impedendo in tal modo ogni sfregio alla già fragile integrità di Parco Chigi. Inoltre, Parco Chigi è classificato come potenziale Riserva Naturale Integrale (cioè, posto al massimo grado di importanza nella scala dei valori di salvaguardia); pertanto, pur essendo di proprietà del Comune di Ariccia, è sottoposto interamente ai vincoli del Parco Regionale, competente in materia di tutela ambientale e di eventuali reintroduzioni di animali… sottoposte a rigidi protocolli scientifici ed etici e non alle voglie sciagurate di chi ha la fregola di dilettarsi con la manipolazione di animali ignari e con i beni pubblici… sfasciandoli!