giovedì 27 settembre 2007

Ognuno agita il suo allarme!

Il compagno Guglielmo Abbondati, dell'esecutivo regionale del Lazio risponde ai deliri sviluppisti di Confindustria.

Sono pronti a lanciare l’allarme. Anche loro. Gli istituti di credito italiani. La loro associazione, l’ABI, ha pronto un documento, per ora riservato, in cui denuncia il rischio che gli investitori finanziari, soprattutto stranieri, che hanno deciso di partecipare ai project financing per realizzare grandi impianti energetici nel nostro paese, possano cambiare strategia. Dirottare i loro investimenti all’estero, in paesi più sicuri, meno “inaffidabili” dell’Italia.

Nel caso degli inceneritori con produzione elettrica, quelli per intenderci che“valorizzano” il CDR (combustibile da rifiuti) sarebbero a rischio, dice il documento dell’Abi, investimenti per 3,5 miliardi di euro. A determinare le perdite sarebbe la fine annunciata, ma ancora molto controversa, del vecchio incentivo Cip6, soldi che prelevati dalle bollette dei consumatori servivano per finanziare l’elettricità prodotta da fonti rinnovabili di energia, tra le quali era inclusa quella derivante dalla combustione dei rifiuti. Ma certo non sarà facile per i gruppi finanziari trovare analoghe garanzie “statali”, visto che questo meccanismo da tempo era stato cancellato negl’altri paesi dell’UE.

Ma sotto accusa sono anche i “ripensamenti” rispetto a impianti già autorizzati. Come il caso della centrale di Torrevaldaliga Nord a Civitavecchia, la cui trasformazione a carbone da parte dell’Enel, sta generando un grandissimo allarme, questa volta non finanziario, sociale e politico per gli effetti sanitari e più in generale ambientali che la trasformazione di tale impianto produrrebbe su quelle comunità. Tanto che il Ministero dell’Ambiente sarebbe intenzionato a riaprire i termini della Valutazione d’Impatto Ambientale. Un allarme che trova fondamento in un recente rapporto del Potsdam Istitute For Climate Impact Research che attribuisce alla combustione del carbone la principale causa del surriscaldamento del pianeta e in particolare alle centrali termoelettriche funzionanti a carbone le prime responsabili dei cambiamenti climatici.

Proprio i cambiamenti climatici e l’aumento della temperatura media del pianeta è al centro dell’ennesimo allarme lanciato dall’ONU: la temperatura salirà fra gli 1,8 e i 4° da qui al 2100, il 20/30% delle specie animali e vegetali rischia l’estinzione, molti paesi finiranno sott’acqua. Di fronte a questi scenari apocalittici persino i paesi storicamente più riottosi, per lo meno a parole, sembrano ora disponibili a sottoscrivere accordi internazionali per la riduzione delle emissione dei gas serra. Ora francamente l’ossessione di veder peggiorate il rating dell’Italia per l’indeterminatezza cui vanno incontro i grandi gruppi finanziari, non pare sia il principale motivo per il quale i cittadini di questo pianeta debbano preoccuparsi.